Enzo Ferrari: la sua competizione contro la distro-ABILITY-DRIVE

ENZO FERRARI: LA SUA CORSA CONTRO LA DISTROFIA

 
Nelle sue memorie, il Drake di Maranello scrisse che il grande dolore per la perdita del figlio Dino, morto in gioventù a causa della distrofia muscolare, lo portò ad un passo dal suicidio. Ma poi reagì come sapeva fare, affrontando la terribile malattia ancora poco conosciuta e che nessuno era ancora in grado di combattere.

Per tutta la sua vita, Ferrari fu infatti in perenne battaglia contro la distrofia per dare un contributo alla sua sconfitta: nel 1972 sollecitò e sostenne l'attività di una equipe di ricercatori, dell'Istituto Mario Negri di Milano, per lo studio della malattia e di una possibile terapia farmacologica. L’anno successivo, curò la pubblicazione di un fascicolo divulgativo sulla profilassi genetica, allo scopo di accrescere la conoscenza dei meccanismi di trasmissione della malattia. Nel 1978, Enzo Ferrari organizzò a Maranello un convegno mondiale di scienziati e ricercatori, per far luce sulle più moderne tecniche diagnostiche. Nello stesso anno, presso l’istituto di Clinica Neurologica del Policlinico Universitario di Milano, nasce per sua volontà il “Centro Dino Ferrari”, che ha come obiettivo la ricerca, la diagnosi e la terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative, oggi riconosciuto a livello internazionale.

Altro simbolo dell'impegno di Ferrari contro la distrofia muscolare, fu l'istituzione del "Legato Dino Ferrari", in seguito divenuto fondazione, per promuovere la ricerca nel campo della diagnosi e della genetica e per supportare le iniziative relative all'assistenza delle persone distrofiche. Nel 1983, il “legato" organizzò a Modena un convegno internazionale a cui parteciparono scienziati e ricercatori provenienti da tutto il mondo. Sempre per volere de Drake, vennero realizzate delle pubblicazioni scientifiche di divulgazione internazionale, si organizzarono altri convegni a Maranello e fu promossa una collaborazione tra gli istituti di neurologia di Milano, Padova e Modena, con un gruppo di ricerca finanziato annualmente attraverso borse di studio.

In seguito, Ferrari acquistò un sofisticato apparecchio per la risonanza magnetica, al tempo unico in Italia e tra i pochi in Europa per lo studio dei muscoli, che donò al Policlinico di Modena. Infine, fondò nel 1984 l’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari” con lo scopo di sostenere l'attività del "Centro". Riconosciuta in seguito come Ente Morale con personalità giuridica, l'associazione è stata in grado di ricevere lasciti e donazioni, accettare contributi sia da privati sia da società.

“L’Associazione ed il Centro sono dedicati a tutti coloro che sono direttamente o indirettamente interessati alla lotta contro le malattie neuromuscolari e neurodegenerative”, ha affermato inun’intervista il Presidente Onorario dell’associazione, Piero Ferrari. “Intendo con ciò proseguire nell’opera intrapresa dal mio padre che ha creato il “Centro Dino Ferrari” e l’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari”, perché attraverso l’avanzamento ed il sostegno della ricerca scientifica sia possibile debellare questi terribili mali”.

Attraverso la promozione di attività culturali e la raccolta di fondi per promuovere la ricerca clinica e scientifica, l’associazione ha infatti permesso al "Centro Dino Ferrari" di conseguire un significativo sviluppo nello studio delle varie distrofie muscolari progressive. Oggi, il Centro si occupa infatti di patologie come Distrofie Muscolari, Atrofie Muscolari Spinali, Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), Malattia di Alzheimer, Malattia di Parkinson e Sclerosi Multipla. E, grazie al supporto dell’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari”, ha ampliato il numero di ricercatori e di laboratori destinati all’attività diagnostica e di ricerca, dotandoli di sofisticate apparecchiature scientifiche e istituendo borse di studio che hanno permesso a giovani scienziati di frequentare i più qualificati Istituti scientifici europei e nordamericani.

Enzo Ferrari, morì il 14 agosto 1988 senza aver tagliato il “traguardo” da vincente nella lunga competizione contro la distrofia. Tuttavia, grazie ai suoi sforzi sono state intraprese nuove strategie d'indagine, che hanno permesso di raggiungere importanti risultati sia in campo genetico sia in quello diagnostico.


Luigi Giuliani
23 novembre 2017
 
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